Inquinamento da Microfibre plastiche… A cena, Carta di credito

Lo storytelling che distoglie dalla soluzione del problema

Questa sera e regolarmente per una sera alla settimana, a cena verrà servita... una carta di credito!! Si!...hai capito bene, ti siederai a tavola e ti ciberai di una carta di credito.

L’immediato rifiuto a questa proposta non deve nascondere il fatto che ogni giorno subiamo, inconsapevolmente, una parte di questo gesto, le cui cause sono una nostra assoluta responsabilità.

inquinamento microfibre plastiche

Uno studio WWF commissionato all’Università di Newcastle, (SIDNEY), “No Plastic in Nature: Assessing Plastic Ingestion from Nature to People”, coordinando 50 precedenti ricerche sul campo, ha determinato che sono circa 2000 i minuscoli frammenti di plastica che ingeriamo ogni settimana.

Si tratta per la maggior parte di microfibre plastiche al di sotto dei 5 millimetri, ingerite, nella maggior parte delle volte attraverso l’acqua. Il 35/40% delle microplastiche provengono dall’uso e dal lavaggio di tessuti ed imbottiture sintetiche. 260 grammi all’anno è il quantitativo di microfibre plastiche che entrano nel nostro corpo: una mela di medie dimensioni...una mela di succosa Plastica.

La posizione del WWF

WWF richiama, per l’ennesima volta, i governi a mettere in campo politiche volte ad una drastica diminuzione dell’uso della plastica. Se fino a pochi anni fa non era chiaro se e come tali microfibre sarebbero entrate nella catena alimentare, è attualmente evidente ed acclarato che tale aspetto risulta ormai superato e ci si debba purtroppo focalizzare sulla pericolosità ed estrema tossicità di tali fibre, una volte penetrate all’interno del corpo umano.

Politiche globali volte alla riduzione delle microfibre plastiche sono, anche per gli interessi economici in campo, assolutamente difficili da pianificare ed attuare, quindi, il richiamo fondamentale e l’allarme del Wwf è rivolto ad ognuno di noi, al nostro comportamento, alla nostra sensibilità ambientale e di salute, alle nostre decisioni di acquisto.

Poniamoci ad esempio di fronte alle scelta di acquisto di un capo di abbigliamento, un accessorio, un prodotto home textile imbottito. Sostenibilità, riuso, riciclo, upcycling….Siamo sicuri che lo storytelling del riciclo e della presunta sostenibilità che regolarmente invade le nostre giornate, corrisponda ad un effettiva attenzione etica al problema dell’inquinamento e della salute?

Siamo certi che indirizzare la nostra scelta di acquisto a capi ed imbottiture pubblicizzati come ecologiche, solo in quanto utilizzano fibre riciclate, derivate da plastiche di bottiglie in disuso o da qualsiasi altro residuo plastico, risponda alla richiesta ed al problema sollevato a più riprese da WWF e/o da innumerevoli altre associazioni? Risponda ad un problema più generale di salute?

O più probabilmente, un filato, un tessuto, un’imbottitura, un qualsiasi manufatto prodotto con scarti di materiali certamente dannosi alla nostra salute, mantiene inalterata tale pericolosità addirittura incrementandola in quanto per riutilizzarlo tale materiale viene sottoposto a “stressanti” lavorazioni determinando la perdita di una sua primaria coesione, risultando maggiormente disperdibile nell’ambiente?

Di cosa siamo certi?
Cosa siamo disposti a rischiare?
Chi siamo disposti a seguire?

La natura si ciba di natura, non di marketing. Le fibre naturali e la Seta in particolare, naturale in quanto è naturale e sostenibile la fibra ed è naturale il complesso del processo di produzione, rappresentano il VERO percorso da intraprendere per limitare seriamente la presenza di microfibre plastiche nell’ambiente e nell’uomo. La Seta inoltre racchiude in se enormi potenzialità e caratterisitche tecniche, fisiologiche e di performance che ne fanno certamente non solo la fibra ma il materiale del futuro.

Quando lo capiremo?

Aspettando…
Buon’appetito umanità!
Una carta di credito alla settimana per azzerare il nostro credito con la natura...e con noi stessi!!!